venerdì 29 ottobre 2010

MATEMATERIALOGIAESPANSA

Juan penso` e immediatamente la sua conoscenza intrinseca nelle connessioni delle sue terminazioni neumartiche si diffuse senza alcun ritardo nelle menti virtuali degli elementi della Collezione.
Cio` era possibile in quanto nel sistema della Collezione la conoscenza e` trasmessa tramite un mondo astratto, nel quale si puo` ipotizzare qualsiasi cosa che uno pensi.
Si finisce cosi` in un ambiente circostante ricorsivo.
La non distinguibilita` fra sorgente e ricevente creo` un universo circolare a cui tutti sottostavano con grande pace e benessere interiore.
Questo fino a che, un bruttissimo giorno della terza era quarteriale, un caizzo proveniente dal sottosistema rkepsidu, porto` nella Collezione uno gravissimo squilibrio.
Ma raccontiamo tutto dal principio.
Il gruppo Pandoro della Collezione del livello intermedio sulla quinta torre stava giocosamente creando una fusione mentale al limite del collasso. Ogni tre o quattro perlon il gruppo Pandoro si prendeva questo tipo di svago, in quanto era responsabile del controllo attivo e passivo dello stato di interferenza conoscitiva nel settore coperto dalla quinta torre, e questo era un compito veramente molto estenuante.
Ad un tratto il gruppo venne risvegliato dalla fusione mentale a causa dell'attivazione del segnale di intercettamento di onde lambda.
Le onde lambda, come ognuno di voi sa, sono quanti di energia emesse tipicamente da un cervello di tipo umano durante una fase di intensa attivita` psionica.
Generalmente tali onde non fanno scattare l'allarme installato sulla quinta torre, a meno che si verifichi la contattazione plurima.
Quest'ultima e` una degenerazione oscura di una intensissima attivita` pseudopsionica.
Il gruppo Pandoro penso` su chi potesse aver emesso un tale tipo di onde.
Immediatamente tutta la Collezione venne a conoscenza di questo possibile pericolo e tutte le macchine della Collezione raggiunsero i massimi regimi.
Il centro nervoso della Collezione ordino` a tutti i gruppi, sottogruppi, monoidi, anelli e reticoli di effettuare dei controlli accuratissimi nello spazio virtuale circostante alla Collezione.
I controlli durarono sei perlonxlonper.
Tutti gli elementi della Collezione, nessuno escluso, erano mentaurticamente esausti!
Ma il notevole sforzo non era stato compiuto invano: i controlli incrociati rivelarono la presenza di un agglomerato urban a tre settori mentali di distanza dalla Collezione.
L'agglomerato urban e` una prototipazione stereotipicizzata di un essere umano sopravvissuto all'irraggiamento solare sulla spiaggia di Rimini dal 3 al 30 Agosto.
La potenzialita` mentaldistruttiva della sua epidermide di color rossofuocodelcentrodellaterra e` a dir poco mostruosa.
La carica intrinseca e` pari a 100.101 incazzperor incamerata durante il periodo di permanenza a Rimini.
Nella Collezione si respirava un'aria molto insolita e molto pesante.
Il pensiero Collettivo era quello di riunire la congrega Conos.
La congrega Conos e` una riunione di cervellici intrecciati con doppio avvitamento sull`asse sinale dell'ambiente virtuale generato dallo stesso intreccio.
Il compito di Conos e` unico: far dimenticare tutto.
Riunitasi la congrega l'agglomerato urban accelero` il suo ciclo sinoptico e d'incanto si trovo` sulla quinta torre.
"Quale meraviglia dell'universo conoscitivo!" esclamo` la mente dell'agglomerato urban.
Nello stesso momento la Collezione prese la decisione, grazie al lavoro svolto dalla congrega.
Tutti gli elementi ad essa appartenenti dovevano pensare intensissimamente ad una sola cosa: dovevano simulare nel loro sottosistema cerebroattivo un programma di una lavatrice Candy modello 501d.
Questo genero` una onda d`urto psichico di intensita` superiore alle stesse capacita` psichiche della Collezione, cancellando cosi` dagli intrecci neumartici la figura dell`agglomerato urban.
Dall'inizio di tutto questo erano passate zero unita` temporali classiche; e finalmente Juan pote` riaddormentarsi.

(1990)

martedì 26 ottobre 2010

Anelli

Definibilità autoreferente.
Un meccanismo oltre la cognizione.
Simmetrie?
Possiamo capire l'indeterminazione? Sondare la sonda con cui stiamo sondando?
Alcune volte sì, altre no.
Con un piccolo cacciavite si possono esplorare mondi sotterranei.

La genesi.
Il riferimento è alla schematizzazione di McLean del cervello partizionato:
3 parti logicamente separate ma inscindibili fra loro.
Come sempre, l'evoluzione continua (il kai zen del levante) ha generato la stratificazione:
il parallelo con il nucleo cosmico perfettamente analogico.
Come le esperienze avventurose di un esploratore delle capacità.
La distillazione come procedimento di purificazione ha determinato la scelta e l'organizzazione in una rete di relazioni strettamente interconnesse ma fra loro indipendenti.
Una serie di piccole gioie incastrate in quello che teorizziamo spazio.
Praticamente, è l'esperienza che accresciuta nelle sue potenzialità ha permesso la formazione delle nuove strutture che si sono via via stratificate.
Così, un sistema che può, in taluni casi, inibire la forza prorompente del nucleo, ha determinato una variazione del meccanismo.
Apparentemente ha ampliato le potenzialità ma, di fatto, ha reso meno efficiente tutto il sistema.
Il processo è avviato: e la sua naturale prosecuzione è arrivata fino alla nuova e ingombrante stratificazione attuale.
Sembrano migliorate e accresciute le capacità, ma sono del tutto inessenziali.

RETTILI!

In-generazione incastrata (embedded in-generation)

domenica 24 ottobre 2010

Saggio sull'essenza

Il fatto che l’essenza stessa di noi stessi e del mondo sia asincrona è
fuori dubbio. Ma il fatto che la creatività, la fruizione, cioè l’universo
astratto che ci permea al pari di quello fisico, è pure asincrono è meno
accettato.
Perché?
La sincronicità degli eventi è una costruzione di comodo: dato che gli
eventi sono SEMPRE incerti.


E questa è davvero una domanda cruciale! 


Proviamo qualche ipotesi.
Una citazione, Morse Peckham: “L’arte è il luogo dove ci si espone alle tensioni e ai problemi del falso mondo perché si possa poi continuare a esporsi alle tensioni e ai problemi del mondo reale”. La nostra eredità culturale, in fin dei conti, ci porta a pensare alle cose come fisse e univocamente descrivibili - e seppure è certamente vero che “l’essenza stessa di noi stessi e del mondo è asincrona”, quanti ne sono (o ne vogliono essere) quotidianamente consapevoli? Ciò che oggi molti sembrano piuttosto cercare nell’”universo astratto” è una funzione consolatoria e quanto mai rassicurante. Sperimentare che “gli eventi sono SEMPRE incerti” e che le cose pertanto non sono CERTE ma soltanto più o meno PROBABILI può essere bello, misterioso o anche esaltante ma certamente non è consolatorio e rassicurante.
Il cosiddetto ‘segno dei tempi’?  Come diceva Satie: “Sono venuto al mondo molto giovane in un’epoca molto vecchia”.

E quale campo più inesplorato del pensiero “serio” della “complessità”?

Che infatti è uno dei pensieri che oggi più appassionano: il vero cross-over contemporaneo.
Intendo cioè dire che quello della complessità sembra essere, fra le altre cose ma forse soprattutto, l’ambito privilegiato dove possono incrociarsi creativamente le più diverse e stimolanti forme di pensiero. Un affascinante gioco di leve e punti d’appoggio concettuali. Azioni e retroazioni. Dove ciò che conta sono i sistemi dinamici, decentrati, auto-organizzantisi, aperti, adattativi.

Inoltre lo studio dei sistemi complessi è per primo esso stesso un sistema complesso. C’è chi lo definisce ‘il margine del caos’. Morris Mitchell Waldrop: “Il margine del caos è dove nuove idee e genotipi innovativi erodono senza tregua i confini dello status quo, il campo di battaglia perennemente in bilico tra inerzia e anarchia”. Mi vengono in mente letture affascinanti quali il testo dove Lee Smolin ipotizza che il cosmo e le leggi della fisica seguano una sorta di evoluzione darwiniana, l’intervista dove Brian Eno paragona l’ascolto della musica minimalista al funzionamento dell’occhio della rana, il libro di Morris Mitchell Waldrop sull’Istituto di Santa Fé (che non a caso si intitola “Complessità”) o il saggio di Kevin Kelly su ‘la nuova biologia delle macchine, dei sistemi sociali e del mondo economico’.
E la musica? La musica sperimentale presenta proprio situazioni in cui viene definita una struttura, vengono forniti degli input e di cui si seguono le dinamiche evolutive (ogni volta diverse). Un gruppo di musica sperimentale è insomma una sorta di laboratorio dove si lavora su ciò che tentavo di descrivere prima: è un sistema dinamico, decentrato, auto-organizzantesi e auto-regolantesi, aperto, adattativo, che lavora a più livelli. Un sistema ‘euristico’, secondo la definizione data dal cibernetico Stafford Beer: “che muove alla ricerca di un fine sconosciuto con l’esplorazione, valutando continuamente o ripetutamente il procedere secondo criteri noti”.
Ho più volte posto una forse pretestuosa dicotomia fra musica sperimentale e musica classica-tradizionale. Non che disconosca a quest’ultima alcun genere di complessità, anzi. Il fatto è che il problema - anche se in due parole non riesco a esprimerlo meglio - non sta nella creazione di nuove strutture ma nella creazione di nuove direzioni. La musica come processo.  Comunque sia, all’atto pratico, tutto ciò cosa può avere a che fare con la ‘bellezza’ che si è soliti chiedere all’opera d’arte? Forse ha lo stesso fascino e la stessa bellezza che possono avere un alveare, il traffico di un raccordo autostradale visto dall’alto o la disposizione dei ciottoli di una spiaggia. Non spetta a me dirlo. Probabilmente Cage direbbe che la bellezza e la noia non sono fuori ma dentro di noi.  A questo proposito termino questa zuppa incredibile ponendo un problema: abbiamo un compositore (non sempre, ma a volte capita), uno o più esecutori e un pubblico. Dove si colloca l’opera d’arte?

(1) nella composizione?
(2) nell’atto esecutivo?
(3) nel momento della fruizione?
(4) in qualche punto a metà strada fra i tre?
(5) distribuita più o meno uniformemente?
(6) si trova invece da qualche altra parte?
Angarika Govinda: “Se, anziché una sequenza, consideriamo una simultaneità di determinati fenomeni che appaiono privi di collegamento tra di loro, saremo spesso in grado d’osservare un parallelismo, una coincidenza di determinate qualità non condizionate casualmente o temporalmente, ma che offrono piuttosto l’impressione d’uno spaccato d’un tutto organicamente connesso”.

Raccordi

Uditi, fummo colti sul fatto.
Inseriti in una forma, senza sostanziali cambiamenti umorali, giocavamo spensierati a palla avvelenata.
“Mio caro” – intervenne “il cielo è nero e il prato è nero!”
“Anche il mare è nero?”
“No mio caro, non è nero, è nero”.
Allora TUTTO si spiega…
Logica?
Può darsi, ma con significati diversi.
Forse esperimenti. Forse.


Per sempre il vostro…

Inn

Antitesi         capacità propositiva di inserimento di nuovi elementi della struttura preesistente.
Coerenza         affinità sistemica endemica.
Connessione      rimessa speciale all’applicabilità di un rifiuto chiuso in strutture di sistemi coerenti fra loro, senza la violazione della logica.
Definibilità     grado di decisione intrinseco.
Efficientamento  fattispecie di senso di nausea illogico e negativo
Grado            tecnica iterativa di autocostruzione.
Informazione     possibilità di rimozione di alcuni gradi di libertà.
Interconnessione connessione interna ad una struttura.
Interoperabilità improbabile limite del collegamento esistente fra due diverse entità.
Limite           parametro essenziale per la definibilità coerente della struttura intrinseca.
Linguaggio       sintesi del processo intercomunicativo all’interno di un determinato sistema.
Logiche          previsioni stabilite su punti ed elementi fissi in un sistema di riferimento variabile.
Modelli          relazioni di strutture e ferimenti istituzionali nel riguardo più completo del sistema logico.
Obiettivo        elemento cardine dell’insieme delle parti costituenti il progetto.
Progetto         definizione di un sistema basato su un modello e regolato da relazioni logiche basate su un linguaggio appropriato e diversi gradi di informazioni interconnesse.
Relazioni         connessioni remote, tentativi di scambio di informazioni fra varie entità fra loro eterogenee.
Revisione         processo di autoconvincimento veloce e preciso.
Riduzione         elemento rappresentativo della classe di operatori euristici non banali responsabili della sintesi della struttura.
Rifiuto           fattispecie di senso di nausea logico e positivo.
Riflessione       ripartizione assoluta.
Sistema           struttura sensibile alle variabili esterne, retta da vincoli e comprensiva di imprevisti. Teoria e pratica della strutturazione di eventi possibili od impossibili
Stabilità         essenzialità strutturale con riferimenti circolari a tutte le entità in gioco.
Struttura         progetto stabile
Variabile         componente ripetitiva di alcune situazioni possibili, logicamente stabile.
Vincolo           rendimento costante dello sforzo di progettazione e analisi.

venerdì 22 ottobre 2010

IMPROVVISAZIONE E COMUNICAZIONE

IMPROVVISAZIONE E COMUNICAZIONE


ABSTRACT

Il “processo improvvisativo” è colto nel suo aspetto fisico - astratto di interazione della comunicazione con le “parti” essenziali delle entità che intervengono nel processo stesso.

Si tenta, e spesso senza successo, di interpretare l’improvvisazione.

In una sorta di trattazione pseudo–ricorsiva, si cerca di parlare di improvvisazione improvvisando.

Perché l’improvvisazione, dell’universo fisico–astratto che ci permea, ne è il costituente particolare.


LA COMUNICAZIONE

La comunicazione è lo scambio di informazioni fra due entità:

la sorgente e la ricevente.

Perchè ci sia comunicazione è però necessario una ulteriore ipotesi; sia la sorgente che la ricevente devono essere intelligenti.

La sorgente e la ricevente intelligente sono dei casi particolari di un insieme più generico, detto delle entità intelligenti.

Useremo una definizione di entità intelligente molto riduttiva, ma utile per capire il processo della comunicazione.

Definiamo quindi entità intelligente un’entità (ciò che esiste in modo definito e determinato) capace di rispondere in presenza di stimoli esterni eseguendo un programma.

Il termine programma in questo contesto prende un’accezione molto più generale del termine programma utilizzato comunemente nel linguaggio informatico.

Possiamo definire programma di un’entità intelligente il sistema decisionale della stessa. È quindi il responsabile del tipo di risposta che l’entità intelligente genera a fronte di un dato stimolo esterno.

Nell’essere umano (che rientra nell’insieme delle entità intelligenti) il programma è di origine biologica, ed è costituito da quel complesso meccanismo che ad una azione esterna fa corrispondere una azione muscolare.

Nel caso dei computer e di tutte le altre macchine intelligenti, il programma è di origine artificiale.

I processi fisici che regolano il funzionamento dell’entità intelligente sono legati ai concetti di necessità e caso.

La necessità è sorretta dal principio fisico della causa - effetto, per cui un fenomeno fisico osservabile è determinato dal verificarsi di una certa causa.

Il caso è sorretto da leggi probabilistiche che governano il verificarsi di determinati fenomeni fisici.

L’informazione che viene scambiata nella comunicazione si può considerare come la conoscenza necessaria per rimuovere lo stato di incertezza che esiste fra due entità intelligenti.

La conoscenza si può in questo caso associare all’intelligenza.

Il concetto di intelligenza è astratto, non quantificabile e non ben definibile.

Allora, per comunicare, due entità intelligenti devono scambiare la conoscenza attraverso un mezzo astratto, un universo astratto.

E invece le entità sono governate da processi fisici?!

Questo per arrivare al fatto che ha senso parlare di conoscenza solo se questa interagisce con il mondo fisico?.

È l’informazione quella sorta di conoscenza materiale che può essere scritta.

Per scrittura si intende proprio l’interazione con il mondo fisico.

L’interazione con il mondo fisico coincide con l’alterazione di un sistema termodinamico.

Quest’ultima viene realizzata attraverso un apparato simbolico, che chiameremo linguaggio.


L’IMPROVVISAZIONE

Generalmente siamo immersi in quantità di sensazioni fra loro molto differenti o molto simili. Una sensazione, sia fisica che astratta, è generata da una variazione dello stato dell’universo fisico, o astratto, in due differenti istanti temporali.

Il fatto di avere a disposizione dei simboli con i quali manipolare lo stato dell’universo, ci permette di poter creare tempi e metodi con cui utilizzare questi simboli. Costruiamo regole e architetture astratte affini.

Abbiamo una struttura basata su dei simboli, su delle regole e immersa in un universo che deve essere fisico e nello stesso tempo astratto. Infatti la costruzione della sensazione non si può scindere, ma è una commistione plasmatica dei due universi fusi assieme, che però ancora portano paradossalmente a due universi: uno fisico e uno astratto.

In questa, solo apparente, contraddizione, l’elemento che evita l’oblio o comunque la dimenticanza dell’architettura è senza dubbio la capacità fisico - astratta di poter improvvisare.


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Il pezzo in grassetto, nato da un’improvvisazione allo stato puro, radicale e totale, è servita a far sorridere un bambino di 4 mesi e mezzo. E l’aspetto interessante, è che il bambino non ha nemmeno osservato lo schermo del computer su cui questo pezzo veniva realizzato, ma a farlo sorridere è stato il suono dei tasti che improvvisamente veniva generato. Testo e suono improvvisati per dare la gioia ad un cucciolo di una specie animale: l’entità intelligente che sicuramente più di ogni altra si avvicina alle leggi della costruzione esatta.


Quando viene stabilita una comunicazione che, sebbene mediata da una variazione termodinamica, si regge su un universo astratto, i simboli che compongono il linguaggio e le regole che ne determinano la grammatica, sono riassumibili nel processo astratto definibile come “dell’improvvisare”.

In questo senso, non si può improvvisare l’improvvisazione, dato che le energie in gioco non sono trascurabili. E tra loro si stabiliscono delle fortissime attrazioni.

Ma anche delle sottrazioni.

La base di ogni sintesi, cioè di ogni creazione, sfrutta appieno le possibilità dell’improvvisazione.

E di converso, non possiamo improvvisare se non siamo capaci di creare.

L’ordine apparente dato dalla simmetria imperante è solo un miraggio, una visione artificiale della vera natura: questa simmetria è indice di caos globalizzante.

Una capacità improvvisativa, riporta l’ordine sereno della potenzialità astratta della comunicazione.


UNA CONSIDERAZIONE SUL MONDO

Ipotizzando un mondo come quello che crediamo di conoscere, si può facilmente asserire che del mondo non conosciamo nulla: e più siamo convinti di conoscere, più elementi caotici noi inseriamo nel sistema (il mondo).

Come la convinzione di poter migliorare questo mondo, essendo sicuri di apportare solo del danno. Ma questa, è un’altra storia...


IL RITORNO ALLA NORMALITÀ

La convinzione di avere a che fare con delle situazioni ingestibili è cosa comune. Fa parte della nostra quotidianità di elementi di un insieme.

Riuscire a comprendere, e quindi a realizzare, un processo improvvisativo, significa uscire da questo insieme per poter ritornarci dentro ogni volta che si vuole. Dipende solo dalla nostra volontà e dalla capacità di porsi in relazione con altri elementi dell’insieme, e all’insieme stesso, e a tutto quello che è al di fuori (ammesso che esista) da questo insieme.

Una sorta di lucidità sferica e collettiva, che in nessun altro ambito conosciuto, può estendere il concetto di creazione.

Sintesi e analisi concentrate esattamente nello stesso punto: che a volte esiste e a volte non esiste. Non importa: il processo è avviato e nessun’altra azione può contrastare in termini di energia questo meccanismo.

Perché di meccanismo si tratta: la meccanicità, in barba al senso comune di cui ignoro il significato, sta alla base dell’improvvisazione: sintesi e analisi improvvisativa.


UNA VISIONE GLOBALE?

L’improvvisazione riesce a stabilire una comunicazione fra la parte più a contatto con l’essenza della natura, la parte più interna e più intima della persona, e la parte esteriore, modellata dagli eventi esterni. E questo processo si estende fra le varie persone che partecipano, o potrebbero partecipare, all’evento di improvvisazione.


Il metodo dell’improvvisare, è estensibile a qualsiasi ambito. Non è affatto vero che possa trovare una collocazione “più naturale” in campo artistico, come la musica o le arti figurative e plastiche.

Decisamente, i prodotti meccanici migliori (e con questo termine si intende qualsiasi manufatto umano, dalla cazzuola al supercomputer interfacciato con i sistemi militari), sia come funzionamento che come utilità, sono oggetti frutto di improvvisazioni più o meno libere, ma pur sempre improvvisazioni.

Il lavoro, lo studio, e tutto il resto, sono frutto di improvvisate situazioni. Solo improvvisando si potrà cogliere appieno il sapore dell’attività che si sta svolgendo.


Ma è soprattutto il fenomeno della comunicazione, dello scambio di informazione, che è costruito su un metodo improvvisativo.


La scrittura, intesa come manipolazione dei simboli per mezzo dei quali l’informazione è scambiata, è una modificazione dell’universo.

Nell’universo fisico si ha una alterazione termodinamica del sistema; nell’universo astratto abbiamo una creazione di qualcosa (che può essere sia fisico che astratto) che prima non esisteva.

L’improvvisazione riesce a scrivere nell’universo fisico e astratto rendendoli inseparabili. Si riesce a comunicare utilizzando uno SPAZIO che non coincide con quello delle modificazioni termodinamiche.


Dunque, il gioco è sempre serio. E a volte, può essere pericoloso.

Però esiste sempre, o comunque potrebbe esistere, un giudice il cui giudizio insindacabile rende il gioco valido e proclama il vincitore. O i vincitori.


INSERIMENTI

Supponiamo di voler ridefinire, e quindi verificare, il processo di improvvisazione utilizzando soltanto processi comunicativi di basso livello.

Per prima cosa dovremo dotarci formalmente di un insieme di simboli e di un insieme di regole che legano fra loro i vari simboli.

Realizzato questo processo, si passa alla definizione implicita della relazione fra regole, simboli e sensazioni.

Il concetto è che l’informazione pervade l’ambiente: cioè esiste indipendentemente dai simboli, dalle regole e dalle sensazioni. Il processo improvvisativo è tale da riuscire a percepire questa informazione e di poterla scambiare costantemente utilizzando lo spazio in cui questa è presente.

Abbiamo cioè, un processo comunicativo di basso livello.

Ora, questo non significa che la comunicazione e l’improvvisazione coincidano universalmente, ma sotto alcune restrizioni fisico-astratte questo è possibile.


IL GRUPPO

L’esperienza delle strutture algebriche esprime un forte interessamento a quello che, potenzialmente, si sviluppa attorno al processo di improvvisazione. In particolare, la definizione di Gruppo, esplicita la condizione ottimale di lavoro, inteso come libera espressione delle capacità intrinseche, che si ottiene collaborando con la struttura.

In questo nulla di nuovo. Ma il fatto di estremo interesse è la possibilità di ottenere senza vincoli e senza forzature la delicatezza espressiva che solo le api possono esprimere quando compiono il loro lavoro quotidiano. Esse improvvisano una situazione che si perpetua da millenni, senza mai avere un decadimento del processo attuattivo: l’improvvisazione può estendere in senso universale la condizione di “ottimo” e di “operazione” legata ad una struttura, cioè ad un insieme più organizzato. L’improvvisazione riesce ad “organizzare”, la comunicazione riesce ad “organizzare”, senza che questi due processi utilizzino qualsiasi processo organizzativo.

La libera improvvisazione poi, porta al confine questo concetto: siamo di fronte alla potenzialità assoluta che si mette in atto.

Non sono mai riuscito ad assistere a dei processi comunicativi più essenziali di quelli ottenuti con l’improvvisazione. E questa realizza la comunicazione in modo completo. Nessuna logica potrà mai avere ragione di tutto questo.

La finestra si chiude e si apre una porta circolare sulle molteplici viste possibili.


ESPERIENZE

Colgo l’occasione per descrivere una delle infinite possibile applicazioni dell’improvvisazione totale associata alla comunicazione per i problemi della vita quotidiana.

Un neonato di 7 mesi non ne vuole sapere di aprire la bocca per mangiare la “pappa”.

Spiegare al nostro soggetto che il cibo è molto gustoso e indispensabile alla sua sopravvivenza è impossibile utilizzando i simboli della comunicazione classica.

Serve dotarsi di strutture molto più vicine alla natura cosmica cui il piccolo è più a contatto.

Utilizzando una improvvisazione totale facendo suonare dei coltelli di metallo fra di loro e su una scatola di plastica il risultato è soddisfacente: nell’80% dei casi il neonato a iniziato a mangiare portando poi a termine il proprio pasto.

Non è il suono in sé stesso a comunicare l’informazione di dovere mangiare la pappa, ma il fatto di utilizzare il processo improvvisativo unito alla condizione di avvicinamento alla natura che è propria del genitore che deve alimentare il figlio. Siamo scesi di livello e abbiamo realizzato il processo comunicativo.


Analogamente, si può pensare alla fruizione di una musica in senso più generale: la comunicazione effettuata tramite una musica si è soliti percepirla solo sotto l’aspetto di alterazione termodinamica dell’universo fisico. Ma i suoi costituenti a basso livello possono modificare anche la parte astratta dell’universo. Questo è reso certamente più fruibile se la musica è frutto di una improvvisazione.

Questo si estende ai libri , agli articoli di giornali, radio, televisione, e qualsiasi altro “mediatore” di comunicazione.


TEORIA DELLE TANGENZIALITA’ OMOGENEE

Consideriamo una stratificazione consueta di informazioni fisiche misurate tramite gli strumenti della teoria dell’informazione. Trasmettiamo ora le varie stratificazioni in tempi diversi, utilizzando però la stessa sorgente con riceventi casuali.

Inserendo nella capacità del canale comunicativo delle infiorescenze e delle segmentazioni (che dovranno sempre avere la caratteristiche della danza dei coleotteri), potremo studiare quali effetti sintetico-percettivi il processo provochi sulle capacità astratte di alcuni individui.

Questo tipo di esperienza, per quanto se ne sappia, non è mai stata effettuata; però possiamo fare delle previsioni su come si potrebbero evolvere certe situazioni, modellizzando il processo e creando una teoria.

Per prima cosa, ipotizziamo che la danza dei coleotteri, (che ricordiamo è una caratteristica fondamentale delle infiorescenze e delle segmentazioni) sia di tipo lineare, e quindi non presenti variazioni discrete in intervalli di tempo diversi.

Inoltre ci dotiamo di un apparato simbolico per descrivere gli alfabeti della sorgente. Per la ricevente lasciamo tutto totalmente aleatorio. Questo apparato lo definiamo come l’insieme delle controindicazioni presenti sulla nota informativa di un qualsiasi prodotto farmacologico presente sul mercato nazionale (non importa quale nazione).

Definiamo tangenzialità, l’incrocio armonico fra un qualsiasi simbolo della sorgente con la linearità della danza dei coleotteri. Questa potrà misurare in termini esatti la percentuale di propensione dell’individuo (qualsiasi esso sia) di captare la parte astratta della comunicazione in atto.

Se inseriamo come ulteriore ipotesi che il canale comunicativo sia abbastanza fantasioso (ovvero permetta alla caratteristica astratto-improvvisativa di essere trasmessa), avremo una situazione omogenea: possiamo dire di poter misurare l’improvvisazione della comunicazione fisico-astratta.

La presente teoria, è nella primissima fase di costruzione e messa a punto, per cui ogni contributo è oltremodo gradito.


LE TERAPIE POSSIBILI

Dunque è l’improvvisazione a costituire il denominatore comune di quello che arte, esperienza, capacità, e, riassumendo, la comunicazione, in forme diverse, generano.

E per questo motivo, l’improvvisazione può essere utilizzata in campo terapeutico. Generalmente, chi soffre, non è conscio del proprio stato di sofferenza. Le api (come le formiche del resto) non hanno mai sofferto durante la loro esistenza di specie, al contrario degli esseri umani.

Esistendo una non capacità di autodeterminazione della sofferenza, solo l’utilizzo conscio e fattivo del costituente particolare della comunicazione può cercare di riportare i giusti equilibri. Quindi con l’improvvisazione, attiva e passiva, la terapia è in atto. Senza l’improvvisazione, l’imprevisto è sempre alle porte.


I LIVELLI DI AUTOCONVINCIMENTO

I camici, Bianchi, di certi personaggi inquietanti, sono inquietanti.

La frase di tipo improvvisativo, comunica ad un livello basso dell’essenzialità, che noi, tutti noi possiamo essere in pericolo. Dalla finta comunicazione, o meglio dall’oblio, possono scaturire definizioni esatte che portano esattamente alla pura sofferenza.


IL PERCORSO PRINCIPALE

Nello studio analitico della comunicazione essenziale, ci si imbatte nel raffronto fra diverse teorie. Decisamente interessante riveste l’operazione di sintesi della teoria dal metodo pratico, e viceversa. Al contempo, gli strumenti e le tecniche utilizzate sono di supporto per lo studio profondo della questione.

Il risultato è che l’apparente globalità e magnificenza degli apparati comunicativi che ci circondano, sono solo sovrastrutture pesanti, intriganti e costose, che non servono affatto allo scopo principale. Bisogna essere capaci di filtrare tutte le informazioni che non servono o, peggio ancora, che possono nuocere generando il caos, così da isolare l’essenziale.


CONCLUSIONI

In una giornata dal clima torrido, non c’è di meglio di un succo di frutta fresco per placare la propria sete. E su questo si può anche non essere d’accordo.