domenica 7 novembre 2010

Arco a Sesto Acuto

Una tempesta magnetica incide su un luogo di punti concentrato.
In alto e in basso, come a destra e a sinistra, diagonali e cerchi concentrici possono fare la Differenza.
Se si osserva il mondo utilizzando un tronco di cono (di cartone, di plastica o di qualsiasi altro materiale) si avrà un effetto visivo che dipende dall’orientamento che assume quest’ultimo mentre osservi. Sperimentare questa visione è sempre fatto sublime.
“Mio Dio!”

Piccoli elementi formano grandi insiemi. Il pulviscolo è sempre indice di vita.
E di vitalità.
“Oggi il sole splende più del solito.”

Si possono riassumere alcuni importanti concetti in vari modi: uno di questi è l’enumerazione completa di ognuno di loro…
Per cercare un piccolo oggetto, le onde elettromagnetiche possono essere di fondamentale aiuto.
- “Sempre mi chino al Suo cospetto!”
 - “Quando?”
 - “Ogni volta.”

Parleremo ora della natura del significato oggettivo. Un qualsiasi elemento, analizzato nelle sue parti costituenti, presenta spesso le stesse strutture che si ripetono ricorsivamente (o, in modo equivalente, iterativamente). Ma non sempre.

Il vuoto e il pieno sono la stessa cosa? Abbiamo manifestazioni diverse dello stesso concetto? Esiste la possibilità di esprimere un parere?.
Nel luogo convenuto, si riunirono molti soggetti. Qualcosa li accomunava, anche lo stesso fatto di non aver nessuna cosa in comune.
“Lo voglio!”

Esiste un “mezzo” senza il quale non si possa instaurare alcunché? L’analisi è aperta.
L’analisi è aperta.
“L’analisi è aperta.”

Punto. Punto. Punto. Dai codici si può rimanere affascinati.
Sin dalla notte dei tempi (e in certi casi anche dal mattino e dal pomeriggio dei tempi, ma non della sera) esiste la necessità di manipolare simboli in quanto disponibili naturalmente. Questo fatto è precostituito, non è una scelta. Solo le manifestazioni sono diverse.
“L’interruzione del mio sonno coincide con l’interruzione del mio sogno!”
 - “Io sono il mio sogno”

La natura essenziale degli elementi stessi, porta in sé la capacità di scambiare informazioni.
In un cavo dell’alta tensione spesso si celano paesaggi insospettabili.

In mezzo.
Si apre finalmente il circolo innanzi a noi.
“Dubito su di una situazione complessa.”
 - “Perché?”
 - “Non lo so.”

Si entra.
“Nell’apertura, la visione di più tipologie di mondi si confondono in ottiche nebulose, prive di senso apparente e intrisecamente meravigliosi. Se potessi costruire delle ipotesi, architetterei ulteriori strutture sensibili… ”
 - “Ma non sempre è così.”

Si inizia il viaggio. Il timore è sempre presente, e le circostanze sono instabili. Il gioco si basa sulla mutua esclusione.
Ora inizia il gioco. Perché di questo si tratta.

Prima tappa: le consistenze elettriche sono realmente percepibili.
Tempeste elettromagnetiche sorprendono l’ambiente. Le dinamiche sono alte.

Prima tappa: predisposizioni concettuali alla modellizzazione del fenomeno, sia esso possibile od impossibile.
I calcoli procedono, le ipotesi recedono: la marea è alta ora.
“Mi capita spesso di udire dei suoni…Dei suoni? No, ma quali suoni! Dei suoni!”

Prima tappa: il passaggio.
Aperture.
“Apri!”

Seconda tappa: l’interazione.
Ora l’interazione è forte, e la marea è bassa.

Seconda tappa: le condizioni al contorno.
Possono moltitudini di elementi sovrastare l’elemento che rappresenta la moltitudine stessa. Cioè, siamo capaci di capire?
“Mi sento stanco.”
 - “Dovrai riposare, che tu lo voglia o no”
 - “E allora no!”

Seconda tappa: un ottimo pranzo è sempre un ottimo ristoro.
“Mi sento in grado di non fare commenti.”

Seconda tappa: ripetutamente ci si rigira attorno.
Cos’è?

Terza tappa: nulla da notare. Nulla da contattare. Nulla da pensare. Nulla da percepire. Nulla da meditare.
“E’ la chiave per comprendere OGNI cosa…”
 - “Cosa?”
 - “Il mondo, il vuoto, la sapienza…”

Terza tappa: ulteriore fermata sul pensiero inesistente.
Essere decisivi non porta a grandi risultati.
“Possiamo allora finalmente iniziare?”

Quarta tappa: la mediazione di un concetto. O la mediazione generica. O tutte e due le cose.
Nessuna di esse.

Quarta tappa: sono nettamente distinguibili dei punti mobili.
La visibilità è diversa dalla percettibilità solo sotto alcune considerazioni iniziali.
“Il contorno è indefinito!”

Quarta tappa: in un avvallamento, senza disturbi od interferenze, si compie l’atto.
Quale?
“In quale direzione si sta andando?.
“Sto andando forse in qualche direzione?”

Quinta tappa: la parte di un tutto.
Una zona.
“Impossibile!!!”

Quinta tappa: Inizia una ricerca. Ma gli ostacoli sono tanti.
Forse troppi.

Quinta tappa: La zona è troppo vasta. Quindi la ricerca procede per tentativi.
Prova e ripeti.
“Mi sento di nuovo stanco. Ma è solo una sensazione. E’ quello che ci sta attorno che è stancante.

Quinta  tappa: spesso, il problema è riuscire a definirne il confine. Qui l’autoriferimento innesca strani desideri: cercare di reiterare il concetto è possibile o non c’è alcun fondamento perché questo accada?
Si sta cercando di entrare in una fitta nebbia. Ma la vegetazione è ancor più fitta, e la godibilità è massima.
“Il contorno è indefinito!”

Sesta tappa: con forza, si passa.
E così sfondarono il pertugio, quella sottile lamina che separa il tutto dal niente.
cche schifoooo!”

Sesta tappa: Si ritorna in sé.
Contegno. Qui ci vuole contegno.
“Tu leggi?”
“No, ho disimparato a leggere”

Sesta tappa: lo strappo.
Occorre molta sensibilità.

Sesta tappa: Si cerchi ora di comprendere ciò che fino ad ora è possibile comprendere.
Esistono, a volte, barriere insormontabili, montagne inattaccabili, strade impercorribili.
“L’importante è non pensarci.”

Sesta tappa: Un’idea.
Qui ci vuole un’idea.
MMhhh!!  Brrrrrr!   AAHhhhhh!!”
Ssshhhh, Bluuurrrp, Slantzztztz

Settima tappa: ora va meglio.
Decisamente meglio.
“Certe volte mi rendono inquieto.” -<volte intese come volute, come elementi architettonici affini>

Settima tappa: ritornare su sé stessi.
Pensieri possibili di sensazioni palpabili si nutrono sempre della stessa linfa.
“Polpa di frutta succosa.”

Settima tappa: spazi sconfinanti in altri spazi. Spazi che definiscono altri spazi. Spazi.
Nessun ulteriore spazio.
“Sconcerto! Incredulità?!”
“Citoplasmi.”

Settima tappa: inizia ora una trattazione dettagliatissima del funzionamento biologico della cellula animale.
Ma bisogna fare molta attenzione alla cellula vegetale.
“Il tomo della trattazione biologica del funzionamento della cellula animale è sotto il mio braccio! Esso si suddivide in 302 capitoli di massima importanza per l’evoluzione corretta della specie in esame. Sono tollerate imprecisioni, scorrettezze e trucchetti per trarre in inganno il lettore sprovveduto.

Settima tappa: esiste nel sistema circostante una strana situazione di intollerabilità gastrica.
Acidi.
“Computer!”
“Computer!”
COMPUTER!?

Settima tappa: siamo letteralmente stesi a terra..
Da questo punto si gode una vista eccezionale. Nessun ramo interferisce con le radiazioni luminose della sorgente. Ricevo beatamente ogni cosa mi venga spedita.
“Sto cercando di comunicare. Ma regna l’incertezza.

Settima tappa: Un attimo di riflessione. Bisogna considerare a questo punto la funzione di trasferimento di un filtro.
La bellezza e la maestosità dell’azione filtrante è sublime. A prescindere dal tipo di filtro.
“A fronte di grandezze variabili bisogna essere capaci di saper effettuare le scelte corrette. E qui il prezioso aiuto è sempre ben accetto.

Settima tappa: la fusione di più entità si rivela sempre contradditoria: non ricerchiamo forse l’essenza?
Non lo so!”
Ma tutto questo è maledettamente serio”.

1 commento:

  1. C'è una tappa in mezzo ad altre tappe, oppure prima, oppure dopo, il cui significato recondito è palese, il cui intricato avviluppo è una semplice linea retta, il cui manifestarsi dell'essenza è una nascosta reclusione di apparenza.
    Qual è delle sette tappe?
    O è la tappa mancante?
    Oppure non manca, ed è quindi pleonastica?
    Guidaci, o Druido, nei meandri dell'infinitamente inconscio.

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